La celebre mostra “Steve McCurry: Icons” ha fatto il suo debutto agli Arsenali Repubblicani di Pisa, aprendo le porte a oltre 90 opere iconiche del noto fotografo americano. La mostra, curata da Biba Giacchetti e organizzata da ARTIKA in collaborazione con Sudest57 e il Comune di Pisa, rappresenta un viaggio attraverso la carriera di McCurry, esplorando le sue “Icons” che hanno catturato la società e la condizione umana tra gli anni ’80 e i primi anni 2000.
Steve McCurry è un maestro nel catturare la complessità umana attraverso il suo obiettivo. “La maggior parte delle mie foto è radicata nella gente. Cerco il momento in cui si affaccia l’anima più genuina, in cui l’esperienza s’imprime sul volto di una persona”, afferma l’artista. Le sue immagini sono molto più di semplici fotografie; sono testimonianze visive di un mondo in evoluzione, catturate attraverso la lente di uno dei più grandi fotografi del nostro tempo.
Tra le molte opere esposte, emerge una foto che ha segnato la storia della fotografia e ha reso Steve McCurry un nome familiare – l’iconica immagine della ragazza afghana. Scattata vicino a Peshawar, in Pakistan, all’interno di un campo profughi, la fotografia è stata pubblicata per la prima volta nel giugno del 1985. Questa immagine è diventata un simbolo della tragedia dell’Afghanistan e della dignità con cui il popolo afghano ha affrontato la guerra e l’esilio.
L’assessore alla cultura del Comune di Pisa, Filippo Bedini, ha commentato l’importanza della mostra non solo come esposizione di fotografie, ma come un percorso nella storia degli anni ’80 e 2000 e un’opportunità di approfondire i temi cruciali della geopolitica di quel periodo. Bedini sottolinea come la foto della ragazza afghana, Sharbat Gula, parli di una pagina devastante della storia medio-orientale, evidenziando le atrocità della guerra sovietica in Afghanistan.
La storia dietro la foto è altrettanto affascinante quanto l’immagine stessa. McCurry racconta di aver scattato l’istantanea quasi casualmente mentre passeggiava nel campo profughi. La ragazza, Sharbat Gula, aveva solo dodici anni, ma il suo sguardo penetrante e la sua espressione intensa hanno reso la foto un’icona senza tempo. La sua identità è rimasta sconosciuta per oltre 15 anni dopo la pubblicazione sulla copertina del National Geographic.
McCurry, determinato a trovare la ragazza, si è recato in Pakistan nel 2002. La ricerca ha avuto successo, e McCurry ha potuto riabbracciare Sharbat Gula, che nel frattempo era diventata una donna segnata dagli anni di guerra. La foto aveva commosso il mondo, portando a una serie di reazioni umanitarie e contribuendo a migliorare la vita della protagonista.
La mostra, oltre a celebrare le opere di McCurry, offre uno sguardo approfondito sulla storia geopolitica di quegli anni, attraverso immagini che abbracciano l’India, il Kashmir, il Tibet, la Cambogia e molte altre terre segnate da conflitti spesso poco conosciuti. La fotografia analogica dell’epoca, in contrasto con l’era digitale attuale, aggiunge un elemento di nostalgia e riflessione sul modo in cui la fotografia e il mondo si sono evoluti nel corso degli anni.
La presenza della mostra a Pisa non solo celebra il lavoro straordinario di Steve McCurry, ma offre anche al pubblico l’opportunità di riflettere sulla complessità del nostro passato recente attraverso l’obiettivo affinato di un maestro della fotografia.
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