Un colpo di scena ha scosso la Corte d’assise di Firenze nel caso del Mostro di Firenze, uno dei casi di omicidio più noti e enigmatici nella storia criminale italiana. Durante l’apertura degli scatoloni contenenti vecchi reperti relativi al processo, una scoperta inaspettata ha lasciato sgomenti gli investigatori e i familiari delle vittime. Le foto di Nadine Mauriot, l’ultima vittima francese del Mostro di Firenze, erano misteriosamente sparite.
Nel 1985, Nadine Mauriot e il suo compagno Jean Michel Kraveichvili furono vittime di un duplice omicidio commesso con una Beretta calibro 22 a Scopeti, marcando la tragica conclusione di una serie di delitti che avevano seminato terrore nella provincia fiorentina dal 1968. La recente scoperta dell’assenza delle foto di Nadine Mauriot ha gettato nuove ombre sul già intricato caso.
Durante l’udienza, la Corte d’assise aveva programmato l’apertura di scatoloni contenenti reperti ritenuti persi ma successivamente rintracciati negli archivi. Tra questi reperti, dovevano esserci la macchina fotografica Nikon utilizzata da Nadine Mauriot e le foto da lei scattate poco prima della sua morte. Tuttavia, al momento dell’apertura, sia la macchina fotografica che le foto erano scomparse, insieme ad altro materiale menzionato in un verbale dei carabinieri.
I familiari delle vittime avevano richiesto la restituzione degli oggetti per il loro valore affettivo, ma ciò che emergeva dagli scatoloni ha sollevato preoccupazioni legate alla possibile perdita di prove cruciali per il caso. I legali delle famiglie, Vieri Adriani, Gaetano Pacchi e Antonio Mazzeo, speravano che gli oggetti potessero fornire elementi utili per ricostruire gli ultimi momenti della coppia e stabilire l’accurata data della loro morte.
La macchina fotografica, le 17 foto, le 16 diapositive, il pezzo di pellicola e gli appunti scritti erano elementi chiave che avrebbero potuto rivelare dettagli importanti sulle circostanze della tragedia. La scomparsa di questi reperti ha sollevato interrogativi significativi sulla gestione degli evidenti processuali e ha alimentato preoccupazioni sulla possibilità di nuovi sviluppi nell’indagine.
Nel frattempo, in un altro scatolone contenente reperti degli atti del fascicolo, sono stati rinvenuti alcuni capi di abbigliamento appartenuti a Nadine Mauriot, inclusi un giubbotto di jeans, una maglia e una camicia, insieme al telo interno integro della tenda canadese in cui la coppia dormiva al momento dell’omicidio.
La scoperta più sorprendente riguarda il telo della tenda, che, a differenza delle testimonianze precedenti, sembra essere integro senza alcun segno di tagli. Questo potrebbe avere un impatto significativo sulla condanna del postino Mario Vanni, accusato in passato di aver squarciato il telo con un coltello. Gli avvocati impegnati nella raccolta di elementi per la richiesta di revisione della condanna di Vanni hanno sottolineato l’importanza di questa scoperta per sostenere la loro causa.
La presidente della Corte d’assise, Silvia Cipriani, ha ordinato ulteriori ricerche nei locali dell’aula bunker di Santa Verdiana oltre ai due plichi, assegnando alla Corte un periodo di trenta giorni per decidere sulla restituzione dei reperti rinvenuti negli scatoloni. Questa nuova svolta nel caso del Mostro di Firenze promette di gettare luce su misteri ancora irrisolti e potrebbe avere ripercussioni significative sul processo in corso.
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